


Il ‘Martirologio Romano’
riporta al 3 settembre: “Caudii in Campania, sancti Vitaliani, episcopi”.
Questa memoria ripresa dal ‘Martirologio Geronimiano’, fa pensare che
Vitaliano fosse un abitante del Sannio, nella Valle Caudina; l’antica
“Caudium” corrisponde oggi alla città di Montesarchio sulla via Appia,
situata tra Capua e Benevento.
Queste due città nel passato si contesero il santo come loro vescovo,
infatti Capua lo annovera al 25° posto della sua lista episcopale; nulla
toglie che sia stato per qualche tempo anche vescovo della vicina Benevento.
Una leggendaria ‘Vita’ fu scritta alla fine del XII secolo, forse da un
chierico beneventano, con l’intenzione di affermare la consacrazione del
monte Partenio, chiamato poi anche Montevergine, già prima della venuta di
san Guglielmo da Vercelli (1142), fondatore del veneratissimo santuario
della Madonna e della Congregazione benedettina ‘Verginiana’.
S. Vitaliano, vissuto nel VII secolo, fu acclamato vescovo dal popolo di
Capua, contro la sua volontà, in seguito divenne oggetto di calunnie e di
volgari insinuazioni, da parte dei suoi nemici, che in ogni circostanza non
mancano mai, i quali non si sa come, lo fecero apparire in pubblico vestito
da abiti femminili, onde accusarlo di impudicizia.
Vitaliano si difese apertamente, smascherando le insidie dei suoi
calunniatori, poi lasciò la città, ma fu catturato, legato in un sacco di
cuoio e gettato nel fiume Garigliano; la protezione divina lo salvò dalla
morte e lo fece approdare incolume sulla costa ad Ostia, dopo che il fiume
l’ebbe trasportato fino al mare; inoltre la città fu punita con siccità,
carestia e peste.
Allora i capuani si recarono dal vescovo, pregandolo di tornare in sede, ma
Vitaliano non volle fermarsi stabilmente a Capua e si ritirò sul Monte
Partenio, dove eresse un oratorio sacro dedicato alla Vergine e dove morì
nel 699.
Prima del 716, il suo corpo sarebbe stato traslato da Montevergine (Partenio)
a Benevento dal vescovo Giovanni, alcuni studiosi dicono nel 914 a causa
delle scorrerie dei saraceni.
Nel 1122 papa Callisto II, trasferendo a Catanzaro il vescovado di ‘Tres
Tabernae’, fece dono alla città delle reliquie del santo; credenze
dell’epoca affermavano, ma senza fondamento, che le reliquie del santo
vescovo fossero state portate ad Osimo (Ancona), generando così un equivoco
riguardante s. Vitaliano, effettivo vescovo di Osimo (sec. VIII),
identificandolo con quello di Capua, il cui giorno di festa è lo stesso 16
luglio.
Nel 1311 Pietro Ruffo, conte di Catanzaro, edificò in quella cattedrale
un’apposita cappella per riporvi le reliquie di s. Vitaliano; risulta che
nel 1583 dopo la rovina della cappella, il vescovo Nicolò Orazio, ne fece la
ricognizione canonica, sistemando le reliquie in una nuova cassetta foderata
di velluto.
In epoca imprecisata il sepolcro di s. Vitaliano avrebbe pure cominciato a
trasudare un umore detto manna. Catanzaro, la città delle tre V (Vento,
Velluti, Vitaliano), venera s. Vitaliano come suo patrono principale il 16
luglio, che è forse la data della traslazione dei suoi resti mortali da
Montevergine a Benevento e poi a Catanzaro, inoltre ne celebra la festa del
patrocinio nella domenica ‘in albis’.
Ne sperimentò più volte la protezione in occasione di terremoti e nel 1922
celebrò con solennità il settimo centenario dell’arrivo delle reliquie.
Il culto di s. Vitaliano vescovo, si diffuse nei secoli in Campania; il
famoso “Calendario Marmoreo” di Napoli, scolpito nel IX secolo, lo ricorda
al 3 settembre; si ritiene che il suo culto a Napoli sia giunto con i
capuani, qui rifugiatosi nel 595. Chiese in suo onore sorsero in vari Comuni
campani e il Comune di S. Vitaliano, provincia di Napoli ma diocesi di Nola,
porta il suo nome.
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